L’eredità della Liberazione in Sicilia

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di Salvo Barbagallo

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Oggi in Italia si festeggia l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo: un ricordo di una giornata importante per il Paese, quello di una svolta decisiva da un passato controverso. Come ci tramandano cronache e libri di storia, oggi 25 Aprile “È un giorno fondamentale per la storia d’Italia ed assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall’8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista”. Purtroppo, ma ovviamente, nessuno (o forse pochi) vogliono riportare alla memoria ciò che accadeva in Sicilia in quel lontano periodo: mentre a Milano i partigiani travolgevano le ultime forze nazifasciste, in Sicilia i militari italiani invece combattevano e cercavano di incarcerare quanti si battevano per l’indipendenza dell’Isola. Una pagina scomoda dell’Italia da ricordare proprio il 25 Aprile: noi lo facciamo per ricordare cosa ha lasciato, a distanza di 71 anni, quel 25 Aprile del 1945.

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I moti popolari per l’Indipendenza della Sicilia si risolsero con la forzata concessione (quale compromesso) dello Statuto Speciale Autonomistico, parte propedeutica e integrante della Costituzione Italiana: uno Statuto che chi ha governato l’Isola non ha mai voluto applicare, con tutto ciò che inevitabilmente ne è derivato sul piano economico, sociale e di sviluppo mancato del territorio. Ma non è solo questa l’eredità del 25 Aprile 1945.

Gli scellerati Trattati bilaterali Italia/USA (che hanno violato le norme del Trattato Internazionale di Pace sottoscritto a Parigi nel 1947) hanno trasformato la Sicilia in una roccaforte bellica statunitense, nella pratica concreta in una “zona occupata militarmente”: questo è il retaggio più pesante di quella svolta liberatrice del Paese. Una questione delicata che va avanti dagli Anni Cinquanta, in progressione sempre più allarmante: da Sigonella ad Augusta, da Porto Palo a Niscemi (e in altri spezzoni di terra isolana) sono fiorite basi militari statunitensi autonome non solo autorizzate dal Governo nazionale, ma con il beneplacito del Governo regionale.

Così in residenza stabile a Sigonella ci stanno i micidiali droni Predator e Global Hakws, a Niscemi il temibile impianto satellitare MUOS, ad Augusta i sottomarini nucleari e, quà e là, depositi di armi. Il “caso MUOS” è emblematico: passato attraverso contestazioni giudiziarie è ormai (ufficialmente?) in funzione: si è parlato esclusivamente di danno ambientale, ma ben poco (molto poco) si conosce delle sue effettive prestazioni. Si parla delle tempeste di onde elettromagnetiche che sprigiona l’impianto e degli effetti negativi che può provocare sulla popolazione. Non si parla del reale uso bellico del MUOS. In verità non si parla proprio di tutti gli apparati bellici “made in USA” in servizio operativo in Sicilia. Questioni che non tratta neanche il Capo dello Stato, il Siciliano Sergio Mattarella che, quantomeno, dovrebbe essere a conoscenza di ciò che accade quotidianamente nella sua Terra natia.

È paradossale discutere di questi argomenti nel giorno della Festa della Liberazione? La Sicilia ha contribuito in maniera notevole alla lotta al nazifascismo, ma questo aspetto raramente viene considerato e valutato nella sua giusta dimensione. Alla fine, inevitabile chiedersi: da Cosa è stata Liberata la Sicilia? E quale Eredità ha lasciato alla Sicilia la Liberazione del Paese Italia?

 

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